elogio della sofferenza
Potra' sembrare assurdo che una sensazione, uno stato fisico e/o mentale di per se' solo negativo come la sofferenza, vada elogiata, cioe' ne vada riconosciuto dei meriti.
Effettivamente se ci si limita a considerare ed analizzare SOLO la sofferenza in se e per se e magari associarla meccanicamente alla parola DOLORE in senso lato (per uno sforzo fisico come puo' essere richiesto da un duro lavoro, per un impegno mentale prolungato come puo' essere lo studio, o in ambito piu' generale in presenza di esperienze personali che ci fanno passare in fasi negative segnate da insuccessi e delusioni per obbiettivi che non si riesce a raggiungere ...) si commette l'errore di non vedere piu' in la' del proprio naso.
Quale e', dunque, la vera utilita' della sofferenza ? (secondo la mia visione, naturalmente)
Ve lo spiego con un esempio, guardate l'immagine in alto, del fabbro che forgia il metallo per farne una spada:
Per far si' che un pezzo di ferro, o di un altro metallo migliore, diventi una spada e sopratutto CONSERVI NEL TEMPO le caratteristiche di robustezza e quant'altro necessarie ad una spada, pensate che basti ritagliare una striscia di ferro a forma di spada, e incollargli un manico di legno in fondo ?
Se, per assurdo, il ferro potesse esprimersi, direbbe al fabbro: che bravo che sei, non mi hai quasi fatto male e sono diventato una bella spada !
In realta', non basta fare cosi', perche' al primo impatto serio quel "pezzo di ferro a forma di spada col manico di legno" si piegherebbe o, peggio, si spezzerebbe in due ...
Ecco che, (purtroppo per il pezzo di ferro) il fabbro lo DEVE riscaldare prima a un tot di gradi fino a renderlo incandescente, poi lo dovra' prenderlo a MARTELLATE per darli la forma giusta (non gli da' i bacini o le carezze ...) e infine lo raffredda velocemente nell'acqua.
Se il solito pezzo di ferro parlasse, cosa direbbe ora ? "mamma mia cosa ho passato, che sofferenza !" PERO' ... pero' ora quel ex pezzo di ferro E' una spada a tutti gli effetti.
La sintesi del concetto l'ho scritta, anzi, l'ho anticipata nel titolo del menu' di accesso a questa pagina:
Non c'e' vero cambiamento senza pagare un prezzo: Quel prezzo e' l'impegno e lo sforzo che ognuno deve mettere per raggiungere gli obbiettivi prefissati, e se si cerca di raggiungerli, saranno obbiettivi MIGLIORATIVI della propria situazione, non certo peggiorativi.
Inevitabilmente la strada verso il cambiamento, quello durevole, che implica quasi una "metamorfosi" dall'interno di noi stessi come le farfalle, non sara' mai facile ed implica sempre il superamento di ostacoli piu' o meno grandi, che produrranno in noi fasi piu' o meno lunghe, piu' o meno acute di sofferenza, e ne capiremo a pieno l'utilita' solo dopo avere conquistato il nostro obbiettivo.
Alessandro Marconi
Effettivamente se ci si limita a considerare ed analizzare SOLO la sofferenza in se e per se e magari associarla meccanicamente alla parola DOLORE in senso lato (per uno sforzo fisico come puo' essere richiesto da un duro lavoro, per un impegno mentale prolungato come puo' essere lo studio, o in ambito piu' generale in presenza di esperienze personali che ci fanno passare in fasi negative segnate da insuccessi e delusioni per obbiettivi che non si riesce a raggiungere ...) si commette l'errore di non vedere piu' in la' del proprio naso.
Quale e', dunque, la vera utilita' della sofferenza ? (secondo la mia visione, naturalmente)
Ve lo spiego con un esempio, guardate l'immagine in alto, del fabbro che forgia il metallo per farne una spada:
Per far si' che un pezzo di ferro, o di un altro metallo migliore, diventi una spada e sopratutto CONSERVI NEL TEMPO le caratteristiche di robustezza e quant'altro necessarie ad una spada, pensate che basti ritagliare una striscia di ferro a forma di spada, e incollargli un manico di legno in fondo ?
Se, per assurdo, il ferro potesse esprimersi, direbbe al fabbro: che bravo che sei, non mi hai quasi fatto male e sono diventato una bella spada !
In realta', non basta fare cosi', perche' al primo impatto serio quel "pezzo di ferro a forma di spada col manico di legno" si piegherebbe o, peggio, si spezzerebbe in due ...
Ecco che, (purtroppo per il pezzo di ferro) il fabbro lo DEVE riscaldare prima a un tot di gradi fino a renderlo incandescente, poi lo dovra' prenderlo a MARTELLATE per darli la forma giusta (non gli da' i bacini o le carezze ...) e infine lo raffredda velocemente nell'acqua.
Se il solito pezzo di ferro parlasse, cosa direbbe ora ? "mamma mia cosa ho passato, che sofferenza !" PERO' ... pero' ora quel ex pezzo di ferro E' una spada a tutti gli effetti.
La sintesi del concetto l'ho scritta, anzi, l'ho anticipata nel titolo del menu' di accesso a questa pagina:
Non c'e' vero cambiamento senza pagare un prezzo: Quel prezzo e' l'impegno e lo sforzo che ognuno deve mettere per raggiungere gli obbiettivi prefissati, e se si cerca di raggiungerli, saranno obbiettivi MIGLIORATIVI della propria situazione, non certo peggiorativi.
Inevitabilmente la strada verso il cambiamento, quello durevole, che implica quasi una "metamorfosi" dall'interno di noi stessi come le farfalle, non sara' mai facile ed implica sempre il superamento di ostacoli piu' o meno grandi, che produrranno in noi fasi piu' o meno lunghe, piu' o meno acute di sofferenza, e ne capiremo a pieno l'utilita' solo dopo avere conquistato il nostro obbiettivo.
Alessandro Marconi